Maurizio Biancarelli-Sibillini,una giornata in cerca d'inverno



Piano Grande e Monte Vettore sullo sfondo
Fine dicembre 2014

Sono come una calamita. Intendo i Sibillini d’inverno. Andarci per me è come fare visita ad una persona di famiglia e ogni occasione è buona. 
Di quel paesaggio posso dire di conoscere ormai ogni angolo, riesco ad immaginare ogni dettaglio. Penso alle condizioni meteorologiche e immagino il monte Guaidone al tramonto con le nuvole rosa che indugiano sulla vetta o Fosso Mergani con le polle d’acqua gelate, circondate dai grandi ciuffi secchi di carici, paesaggio palustre misterioso e insolito per un ambiente calcareo come quello dei Sibillini. Una ferita profonda il Fosso Mergani, scavata dalle acque sulla superficie soffice, piatta, infinita del Piano Grande. Vista dall’alto, quell’incisione curva e ramificata spezza l’uniformità dell’altipiano e aggiunge carattere, arricchisce.

Fosso Mergani dopo una leggera nevicata

Da casa controllo le previsioni, corro con l’immaginazione, decido di andare e tutto sembra scontato, prevedibile. Poi arrivo e, ogni volta, qualcosa di imprevisto succede. E sorprende, in positivo o in negativo.
Ho già fotografato i Sibillini in primavera e in estate per l’Altroversante, ma il fascino sottile di questi luoghi sta nella diversità, negli aspetti contrastanti del paesaggio visto attraverso le stagioni. Verde smeraldo in primavera, tutti i colori del mediterraneo in estate nella ormai arcinota fioritura dei campi di Castelluccio e luci e solitudine da grande nord in inverno. 
Ho deciso di tornare in questi ultimi giorni dell’anno a visitare questo cuore selvaggio dell’Umbria, proprio per fotografare un aspetto di questi monti che, secondo me, non può mancare nel nostro progetto.
L’ inverno d’altronde è la mia stagione preferita. Le perturbazioni frequenti regalano spesso luci da favola, mentre neve, ghiaccio, brina sono in grado di trasformare il luogo più ordinario in qualcosa di nuovo e sorprendente. 
Per l’Altroversante vorrei proprio questo: i Sibillini nella migliore veste invernale. Ma il riscaldamento globale sta complicando le cose, il freddo non arriva mai e la voglia di inverno vero sembra debba restare un sogno.
Il clichè si ripete: un’occhiata alle previsioni, dovrebbe arrivare la neve che finora ha latitato e le temperature dovrebbero abbassarsi con l’arrivo del vento da est. 
Carico nel camper tutta l’attrezzatura, non mancano piccozza e ramponi, voglio tentare una bella ascesa per delle riprese in quota, mi chiedo quanta neve ci sarà. 
La batteria di servizio è carica, nel gasolio aggiungo un additivo antigelo, le gomme termiche sono nuove di zecca. Tutto sembra pronto, non resta che partire.
Arrivo e le previsioni si dimostrano esatte: la neve c’è, ma poca, in compenso il vento non manca di certo. Soffia da levante e solleva qua e là improvvisi mulinelli di polvere candida, la strada è a tratti invasa da folate di nevischio impalpabile trasportato dalla forza del vento. Tale è la velocità delle raffiche che la neve viene polverizzata e, in controluce, ha l’aspetto della nebbia. Invade l’asfalto mantenendosi bassa ma, quando si solleva, il paesaggio scompare e tutt’intorno diventa bianco e indistinto, una sensazione poco rassicurante, soprattutto mentre sei alla guida. 
Non è la prima volta che mi capita d’inverno, ma stavolta la forza del vento è tale da spostare il furgone. Non c’è che dire, una vera bufera. L’inverno che è partito decisamente sottotono sembra in questi giorni voler recuperare il tempo perduto, intanto però l’ascesa in montagna è rimandata. Impossibile solo pensare di salire con queste condizioni, sarebbe un suicidio. 

Monte Argentella e Colli Alti e Bassi

Mentre il tramonto si avvicina le raffiche si intensificano e il freddo si fa intenso; sono solo pochi gradi sotto zero, ma con questo vento le dita si intirizziscono anche se protette dai guanti. 
Una bella luce rosata dipinge il monte Argentella, mi piace, decido di scendere, anche se abbandonare il calduccio del camper richiede un vero sforzo di volontà. Parcheggio il furgone in modo da sfruttarlo come parziale riparo. Anche con la fotocamera posizionata sul treppiede, il rischio di mosso c’è e poi il nevischio è dappertutto e arriva facilmente sulla lente frontale dell’obiettivo. Faccio una serie di scatti e, quando la luce se ne va,  scendo verso Visso. Passerò la notte laggiù, domani sono previste altre nevicate e con questo vento gli spazzaneve avranno un bel da fare nel tenere libera la strada. 
La notte passa tranquilla, ma al mattino trovo neve fresca. Gli spazzaneve sono già passati, c’è solo una corsia libera, ma decido di provare a salire lo stesso. Sul valico trovo condizioni simili al giorno precedente, forse peggiori. La visibilità è assai scarsa a causa della neve sollevata dal vento furioso, la carreggiata è invasa da lunghe strisce candide. Mi convinco presto a tornare sui miei passi: meglio rinunciare, ci saranno altre occasioni per tornare, ne sono sicuro.


1 commento: Leave Your Comments

  1. Pura poesia. Non vedo l'ora di andarci! Complimenti e buone feste.

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