Bruno D'Amicis - Splendide giornate d'autunno nel Lagorai occidentale, Trentino


Rujoch, Kreuzspitz, Fregasoga, Sasso Rotto, Slimberg… tanti, troppi nomi, sì evocativi ma che si affollano rapidamente nella mia testa man mano che essi vengono snocciolati dalla mia guida, il grande Daniele Lira, fotografo e alpinista trentino. Ho già paura di dimenticarli mentre questi mi indica con la mano le cime che coronano un paesaggio incantato. Le montagne sono già azzurre di neve, in contrasto con il giallo-oro dei larici. Più in basso, sui versanti boscati delle valli, anche i colori vivaci dei sorbi, castagni e ciliegi portano i vessilli dell’autunno, tradendo il verde austero dei pecci. Qua e là radure verdissime circondano masi e malghe di montagne. Un’armonia di luci e colori di rara bellezza. Siamo sull’uscio della Malga Pez e davanti a noi si apre la splendida Valle dei Mocheni, terra incognita di una comunità alloglotta che parla una lingua di origini germaniche e conserva tradizioni e folklore unici ed antichissimi. Con noi anche Marco Rossitti, il regista de L’Altro Versante TV ed il cine-operatore Giulio Squarci. Anche se un'aria nebbiosa permea la valle, le previsioni meteo sono ottimistiche e non vediamo l'ora di esplorare i dintorni.
  

Dopo la missione primaverile, noi di AV siamo infatti voluti tornare nel massiccio del Lagorai, stavolta in veste autunnale, per scoprirne la porzione occidentale a partire dai dintorni di Baselga di Piné. Obiettivi di questa nuova missione trentina l'Altopiano di Piné, la Valle dei Mocheni, appunto, e le piramidi di terra di Segonzano. Anche questa volta siamo ospiti di Trentino Marketing e dell'APT di Baselga di Piné.

 

Le piramidi di terra di Segonzano sono degli improbabili funghi di argilla. Colonne di terra che emergono dal bosco. Come sottili funghi sbeffeggiano la gravità trattenendo dei grossi massi in cima. Sembrano di origine extraterrestri ma non sono stati gli alieni a crearle. I ghiacciai, ritirandosi infatti hanno lasciato dietro di se abbondanti depositi morenici. Questi, in seguito, erosi dall'acqua e dalle intemperie hanno dato vita a queste strutture bizzare all'apparenza fragili, in constante deterioramento. Non è facile fotografare le piramidi di terra. Sporgendosi dai parapetti del percorso turistico si rischia davvero di brutto, camminando sui bordi franosi. Mentre rimanendo indietro si perdono le dimensioni delle piramidi. Difficile decidersi... La soluzione viene da Daniele che, esperta guida alpina, si offre di assicurarmi con delle corde permettendomi di muovermi con maggiore serenità per effettuare gli scatti. E la prospettiva del picchio muraiolo porta parecchi vantaggi.

Dopo le immagini a “bassa quota” decidiamo di onorare le cime di queste montagne e salire sopra i 2,000 metri. Saliremo al tramonto al lago Erdemolo, per fotografare la catena del Sasso Rotto e l'alta valle dei Mocheni. Mentre, l'indomani entreremo nella misteriosa Val Mattio, al cospetto del Kreuzspitz.


Il cammino per il lago Erdemolo è dolce e si svolge nella cornice straordinaria del lariceto autunnale. I colori vanno dal verde chiaro al rosso spento, passando per tutte le tonalità immaginabili di oro. Mi piace come gli alberi staccano contro il blu dei versanti innevati e ormai in ombra. Dopo due ore di sudato cammino, finalmente siamo in cresta. Davanti a noi splendida la catena del Brenta e tanti altri massicci montuosi. Mi concentro sul di un larice secolare cresciuto abbarbicato su delle rocce e aspetto che il sole vi tramonti dietro. Cerco di dare giustizia a questo monumento della natura, scattando centinaia di immagini che mi appaiono ieratiche ed evocative. Siamo fortunati perché c'è ancora tanta luce sia diretta che in controluce. L'ultima mezz'ora del giorno è la più intensa, come sempre, e rapidamente accumuliamo tante immagini nelle schede di memoria. In particolare, ricordo bellissimi colori vermigli su Monte Baldo e il Bondone a distanza, nonché i larici sotto di noi che si accendono di "luce propria".


L'indomani siamo diretti alla val Mattio, accessibile dopo una lunga sterrata in auto. Risaliamo a piedi al cospetto del monte Fregasoga già illuminato mentre incrociamo tante tracce di animali impresse sulla neve. Queste tradiscono un intenso “traffico” notturno di lepri, caprioli, volpi, martore. Fa freddo e l'erba è ben ricoperta di brina, mentre i ruscelli hanno le rive gelate. 
Fa piacere uscire dalla volta degli alberi e scaldarsi al sole. La testata della valle Mattio sotto il Kreuzspitz o Monte Croce in questa mattina limpida ricorda i paesaggi dell’ovest americano. Scene tratte da film come “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo" con Robert Redford, o qualcosa di John Ford. Mi piacerebbe avere una capanna e un camino acceso dove trascorrere l'inverno in solitudine, immerso tra libri e odore di abeti. C'è grande silenzio nella valle, interrotto a tratti dai versi rauchi delle nocciolaie e quelli metallici delle cince bigie alpestri. 

Ancora una volta si ritorna a casa con la sensazione di aver visto troppo poco di questa terra straordinaria. Forte è il desiderio di tornare ancora, ma ci sono così tante missioni da svolgere per questo progetto! Forse per completare davvero l'Altro Versante non basterebbero due vite, altro che tre anni! 

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