Luciano Gaudenzio - Il Carso dei ricordi

Colori d'autunno - San Martino del Carso
Erano mesi che pensavo a questa missione sul Carso.
Ho ricordi bellissimi di questo territorio che, nel periodo autunnale, offre scorci di rara bellezza, legati alle splendide sfumature di rosso, giallo, arancione del Scotano (Cotinus coggygria) chiamato anche albero della nebbia per via degli eleganti pennacchi bianchi che, come sbuffi di vapore, fuoriescono dal cespuglio.
Una varietà e eleganza cromatica rara. Senz'altro uno dei più suggestivi foliage in Italia e nel mondo.
Geograficamente parlando, ci troviamo in Friuli Venezia Giulia, tra Gorizia e Trieste.
Il mare è vicino pochi chilometri, tanto più che il Carso offre suggestivi scorci sul Golfo di Trieste e sulla vicina Laguna di Venezia.
Pochi sanno però che il clima qui è continentale, tipico di una zona di media montagna, con specie vegetali e animali caratteristiche di questa fascia altitudinale.
È facile, camminando lungo uno dei tanti sentieri che lo attraversano, essere sorpresi dal canto in volo di un picchio nero che si sposta da una macchia di pini neri all'altra.
Il Carso è una continua sorpresa, anche per chi, come me, lo frequenta da tantissimi anni.
Per questa particolare "montagna", volevo scoprire un posto nuovo, rispetto a quelli che già conoscevo, un luogo che in sè potesse racchiudere, la bellezza del paesaggio, la varietà degli aspetti vegetazionali, il ricordo del passato.
Un passato che qui riemerge quasi ovunque. E in particolare nelle vecchie trincee di guerra,  sapientemente riportate alla luce e restaurate da centinaia di volontari e appassionati e dalle Pubbliche amministrazioni che, almeno per una volta, hanno intuito l'importanza della memoria unita alla valenza turistica e naturalistica di questi luoghi.
Così, dopo un paio di giorni di sopralluoghi, la mia scelta è caduta su una delle cime più combattute durante la prima guerra mondiale, il Monte San Michele, quasi 300 mt sul livello del mare.
Da qui il paesaggio è incantevole, con scorci fantastici sul Mare Adriatico e distese quasi infinite di alberi della nebbia.
Con una tale abbondanza di soggetti fotografici realizzare delle immagini non banali è sempre molto difficile, ma  anche dietro ad un'apparente confusione molte volte si cela un ordine quasi perfetto.
È ormai sera e gli ultimi raggi di luce filtrano tra i rami di un pino nero illuminando dolcemente le foglie variopinte dei cespugli che sto inquadrando.
Sul sentiero che mi riporta verso la macchina ritornano alla mente i versi di Ungaretti, che proprio a questa zona, ha dedicato una struggente poesia.

San Martino del Carso

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato


 

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