Bruno D'Amicis - La Valle del Mis e i Cadini del Brenton, Veneto



















Ci sono dei momenti in cui, esplorando per la prima volta un luogo ignoto, pensi di aver già visto ed ammirato tutto il possibile. Inebriato, sazio di emozioni e bellezza, sei allora lì col bisogno di digerire, di voler metabolizzare tutti gli input di un'esperienza, quando zac! inaspettata, arriva a colpirti in pieno la vera "maraviglia"...

Ecco come mi sono sentito, quando in chiusura della mia ultima ed intensa missione per L'Altro Versante nello straordinario Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi in Veneto, sono stato accompagnato dall'amico, guida e fotografo, Giacomo De Donà a visitare la Valle del Mis e i Cadini del Brenton: piccolo regno d'acqua, incastonato nel cuore del Parco Nazionale.
Lasciata Belluno alla volta dei misteriosi Monti del Sole (una wilderness di roccia, camosci e zecche praticamente inesplorata), superiamo l'abitato di Sospirolo e alla nostra destra appare abbagliante l'azzurro del lago del Mis. Ma per quanto piacevole alla vista, non è questo bacino artificiale la meta della nostra uscita di quella sera. 

Il nostro primo obbiettivo, infatti è la cascata de "La Soffia", vicino l'omonima locanda. Già al parcheggio, il rumore dell'acqua si fa sentire. Dopo qualche decina di metri ci affacciamo sul buio inghiottitoio, che come le fauci di un animale preistorico, ingoiano lo scrosciante getto d'acqua. Le cascate sono sempre fotogeniche, ma mi piace molto il monocromatismo minerale di questo scorcio.

Le potenzialità della zona, però, iniziano a rivelarsi quando mi affaccio dal ponte sul ruscello che esce dall'orrido della cascata e ammiro le acque turchese che attraversano due pendii verdeggianti. Le fotografie si scattano quasi da sole. Stupendo.


Dopo un inizio così promettente, facciamo allora praticamente di corsa (e spaventando un camoscio finito chissacome così in basso) la breve salita per il primo dei "Cadini" del Brenton, una serie di spettacolari marmitte e cisterne, tra di loro collegate, scavate in migliaia di anni dall'acqua di un limpido ruscello. Partendo dall'altro seguiamo lentamente il sentiero in discesa.
I suoni sono esclusivamente liquidi. Armonie di gorgoglii e fragori che arrivano direttamente al cuore, ripulendo l'animo di tossine e facendoti sentire in pace con te stesso e il mondo attorno. I colori coprono tutte le variazioni possibili di verde e di azzurro. Turchese, cobalto, smeraldo: sembra il caveau di una gioielleria. Il sole è già dietro le montagne circostanti e il cielo velato è perfetto per dare giustizia ai toni incredibili e freddi di questa microscopica "Plitvice di casa nostra". 
Cala la luce e i tempi di posa si allungano enormemente. Tra una composizione e l'altra, c'è il tempo di guardarsi attorno, di godere di piccoli dettagli, di scambiare qualche battuta col compagno. E' bello rallentare un po' quando si è sempre di corsa. Il ritmo pian piano si adegua a quello dell'acqua. Forse, il dono più bello di questo angolo sorprendente e magico di cui, a causa della mia ignoranza, mai avrei sospettato l'esistenza. 
Scatto l'ultima foto che è praticamente buio. Nonostante la bellissima giornata e le tante immagini, sono rapito da questo luogo speciale e già consapevole di voler tornare a visitarlo.

Se è così bello in una livida serata di giugno, provo solo ad immaginare cosa possa diventare con le nebbie e i colori autunnali a incorniciare queste gemme d'acqua cristallina!






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