Luciano Gaudenzio - La storia di una cascata, Parco Nazionale dello Stelvio, Val Martello, Alto Adige


Perchè la storia di una cascata? Perchè da quando l'ho vista proprio come la state vedendo in questa prima immagine, così potente nel scendere verso valle, in un mondo di rocce nere, illuminata ad intermittenza da un sole capriccioso, sono rimasto a bocca aperta davanti alla sua selvaggia bellezza e allo stesso tempo, guardandomi attorno, ho capito il mondo mutevole e affascinante che stavo visitando.

Siamo nel Parco Nazionale dello Stelvio,nel cuore della Val Martello  in Alto Adige. Ho programmato 8 giorni alla scoperta del Parco e soprattutto del suo mondo di ghiacci e impressionanti morene. Al momento non sono stato molto fortunato. Temporali forti ed improvvisi, previsti con estrema precisione dai bollettini metereologici locali, mi hanno imposto una certa prudenza nell'affrontare i trekking impegnativi che avevo pianificato. Il territorio è esteso e ormai considero questa per l'Altro Versante alla stregua di un'esplorazione per le future missioni che farò sul territorio.
Partito di buon'ora arrivo velocemente al Rifugio Corsi e oltre  fino   al   superamento   del   gradino   di   valle. Un paesaggio quasi tibetano nell'estensione e nei verdi accesi che lo caratterizzano, se non fosse per le grigie distese moreniche che scendono dai ghiacciai  del Cevedale, della Vedretta Alta e del Gran Zebrù.
Siamo nel cuore dell'estate ed è proprio in questo periodo che la sofferenza dei grandi ghiacciai alpini è alla sua massima evidenza. Arrivando da un  lavoro appena concluso in Svizzera, fotografando i suoi principali ghiacciai, dall'Aletsch al Rodano, dall'Eiger al Titlis, anche qui in Italia trovo la penosa conferma di quanto il ghiaccio stia arretrando con torrenti e cascate impetuose visibili ovunque cada lo sguardo. Come nei giorni precedenti, il tempo inizia a cambiare e il cielo si oscura rapidamente di nuvole cariche di pioggia. Il mio obiettivo di giornata è quello di percorrere l'affascinante sentiero glaciologico che mi condurrà sino al Rifugio Martello e da qui verso le suggestive distese moreniche della Vedretta Alta, con  scorci paesaggistici incredibili su tutto il fronte del ghiacciaio del Cevedale e del Gran Zebrù.
Ed eccomi arrivato ai piedi  della cascata e all'inizio di questo racconto. Si forma con le acque di scioglimento del ghiacciaio della Vedretta Alta, dando origine all'impetuoso Rio Plima. La luce gioca con l'acqua che precipita tumultuosa nel vuoto sottostante dando origine ad arcobaleni mutevoli ed effimeri. Veloce  nella mia mente, si materializza il pensiero di raccontare questo paesaggio ponendo la cascata e le sue acque, come soggetto principale delle immagini che realizzerò.
Dovrò dunque risalire il roccione e cercare di raggiungere il punto in cui il torrente prende velocità e si trasforma. Dopo le prime immagini realizzate dal basso, riprendo il sentiero che presto diventa impegnativo. Guadagnando velocemente quota e lasciato sulla destra il rifugio Martello, arrivo ad un anfiteatro morenico che si snoda proprio ai bordi del ghiacciaio. La morena qui è quasi rosata. Le rocce presentano colori indescrivibili e non sarà certo una foto a restituire la verità della tavolozza cromatica che si può invece osservare nella realtà.

Il torrente formato dalle acque di scioglimento, dopo l'iniziale irruenza sembra scorrere placidamente sulla piana. Poi, quasi all'improvviso, scompare, trascinato verso il basso dalla forza di gravità. Decido di realizzare delle immagini cercando di avere sullo sfondo il ghiacciaio. Procedo un pò a tentoni, tra i roccioni scuri, ben levigati, alcuni molto bagnati e scivolosi.  Osservando con attenzione il punto in cui le acque cominciano la loro discesa mi accorgo che il vento soffia talmente forte che in alcuni momenti sembra sposti la cascata di metri, formando delle bizzarre nuvole di vapore acqueo. Cercando di aspettare il  momento opportuno in cui avviene questo spettacolare fenomeno, mi siedo paziente su una roccia e con un zoom-tele aspetto la combinazione giusta di luce, vento e spruzzi. Lo sappiamo, alle volte l'immagine perfetta e previsualizzata fa fatica a concretizzarsi, così dopo circa un'ora di attesa e di pochissimi scatti interessanti, riprendo il cammino,  in discesa, portandomi proprio dove l'acqua termina la sua folle corsa.




Sono passate quasi 4 ore dalla mia prima immagine della cascata, quella in cui il sole giocava con i suoi spruzzi. Nonostante il tempo passato i giochi di luce sull'acqua precipite sono ancora interessanti, forse ancor più.
Sono gli ultiimi scatti della giornata e sul sentiero del ritorno, già ripenso a quando potrò pianificare un'altra uscita in questo ambiente grandioso che mi ha letteralmente stregato.



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