Luciano Gaudenzio - Carnia, cuore verde del Friuli Venezia Giulia - Parte seconda

Casera Razzo, al confine tra il Friuli e il Veneto. Sullo sfondo il Monte Bivera




Sono disteso sul letto e come spesso mi succede ripenso alla pianificazione fatta per l'indomani...."ho messo tutto nello zaino?", "ho calcolato correttamente i tempi necessari per arrivare con calma sul posto e anticipare l'alba?" poi, di seguito, arrivano i pensieri più...."artistici". Ripenso al luogo che conosco bene, e immagino le inquadrature che potrò realizzare, sperando, come sempre, di essere aiutato dalla luce.
Ma il pensiero che costantemente rimbalza tra tutti, è relativo alle condizioni che troveremo lassù: "quanta neve ci sarà ancora"?
E' maggio, ma quest'anno in quota ha nevicato come mai succedeva da tantissimi anni.
Il lago che dovremo fotografare si starà sciogliendo o sarà ancora immerso nella morsa dell'inverno?
Questo sovraffollamento mentale dura pochi minuti. Tutti sappiamo quale magnifica macchina da calcolo sia il nostro cervello e quanti migliaia di dati possa elaborare in pochi minuti, se non secondi.
Presto mi addormento.
E nello stesso tempo in cui mi sembra di essermi addormentato, di colpo, improvvisamente, vengo svegliato dall'odioso suono della sveglia impostata sul cellulare.
Devo aver dormito pochi minuti mi dico, controllo e purtroppo l'ora è giusta.
Assieme a me ci sono Marco, il regista de L'Altroversante e il direttore della fotografia, Bruno. Anche se siamo all'inizio di quella che sarà una lunghissima storia che vivremo assieme sulle montagne italiane, l'intesa è già molto forte. All'inizio mi è sembrato strano vedere delle persone che ti girano attorno mentre stai fotografando. Non è facile abituarsi. Ma la passione per la Natura e la contemplazione, aiuta a creare brigata.
Facciamo velocemente colazione. In silenzio. Carichiamo la macchina e partiamo in direzione della Val Pesarina, Casera Razzo, un valico proprio sul confine tra il Friuli Venezia Giulia ed il Veneto.
L'obiettivo che ci siamo posti è quello di fotografare un lago effimero che si forma solo in primavera con lo scioglimento della neve caduta durante l'inverno. In particolare mi piacerebbe riprenderlo al disgelo, ancora con un pò di ghiaccio in superficie e sullo sfondo il Monte Bivera, una delle montagne icone della Carnia.
Mentre guido nella notte tra gli stretti tornanti che portano alla forcella Lavardet, sbircio curioso attraverso il parabrezza, verso l'alto, verso il cielo. Non riesco a capire se ci sono stelle. Forse si, qualcuna, ma sembra una giornata piuttosto nuvolosa. Bene! Nella fotografia di paesaggio, la variabilità delle condizioni atmosferiche aiuta moltissimo a riprendere un determinato luogo o soggetto in condizioni insolite.
Arrivati alla Forcella, capiamo però che sarà una giornata difficile. Si vede a pochi metri. Le nuvole basse che molto spesso si formano all'indomani di una giornata piovosa, avvolgono tutto, dalla foresta alla strada che stiamo percorrendo, dove ancora abbondano cumuli di neve piuttosto consistenti.
La temperatura esterna si aggira attorno allo zero.

Arriviamo al parcheggio di Malga Razzo che è ancora buio e c'è tanta, tanta neve.
Ci incamminiamo verso il lago. Spero vivamente che non sia tutto coperto.
Le nuvole basse sono ancora presenti, ma si è alzato il vento e questo è un ottimo segnale.
Ancora pochi passi e nella fioca luce dell'alba intravediamo il lago. La neve lo ricopre ancora, ma sotto, l'acqua, comincia a farsi spazio. Sembra un puzzle che si sta formando.
Il vento, molto forte, fa il suo dovere. Non entra la prima luce, quella più calda che colora le nuvole. Probabilmente lontano, dove sta sorgendo il sole, ammassi nuvolosi impediscono ai suoi raggi di raggiungere la cima del Bivera. Attendo una decina di minuti e la luce finalmente comincia a filtrare e illumina dolcemente la cima del gruppo montuoso.  


L'atmosfera è però interessante. Sul lago, sull'intera piana, aleggia una dolce nebbiolina in dissolvimento, così proprio in quell'istante, decido di scattare. La composizione sul lago l'avevo preparata ormai da diversi minuti.

Poi volgo la mia attenzione sulle nuvole scure che danzano veloci nel cielo, sopra la montagna. La luce illumina il crinale e crea un meraviglioso contrasto.
Oltrepassato il crinale, il sole comincia ad arrivare sul bosco di larici, dove regna una certa confusione.
Probabilmente più di una valanga si è abbattuta su loro, piegandoli, contorcendoli ma non spezzandoli.
Sono stanchi di questo lungo inverno e lo manifestano nei verdi tendenti al giallo che presto diverranno molto più scuri.
In tutta la vallata echeggia il soffio del gallo forcello e i suoi ritmati gorgoglii.


Il resto della mattinata, finchè ancora la luce regge, è dedicata alle riprese video. Su e giù per il crinale innevato, con sullo sfondo il Bivera. Con il vento fortissimo che spazza la vallata è una vera faticaccia!
Quando Marco e Bruno si dedicano agli ultimi ciak, decido di riposarmi un attimo davanti ad una delle stalle della Malga.
Siamo a maggio! giudicate un pò voi.....
Mentre il gallo forcello non ne vuole sapere di smettere di cantare, rifletto su quanto dura sia la vita a queste quote.
Sicuramente per gli animali. Ma anche per le poche persone che decidono coraggiosamente di abitarci.

Una mezz'ora dopo questa riflessione ne ho la certezza.
Ci troviamo al Rifugio Tenente Fabbro.
Davanti ad una tazza di caffè fumante, la giovane coppia di gestori, che qui si ferma per tutto l'inverno, ci racconta di un tempo inclemente, che li ha fatti lavorare pochissimo, isolandoli anche per settimane di fila.
Incredulo, guardo la foto ricordo del papà che la ragazza mi ha portato appoggiandola sopra il bancone. Un ritratto sopra il tetto del rifugio che di suo fa tre metri e mezzo e altrettanti ce ne sono sopra la sua testa....in totale più di 7 metri di neve!
Papà e amici sono arrivati da Laggio, un piccolo paesino del Cadore, nel Veneto, quando il tempo glielo ha permesso.
Con gli sci e le motoslitte tutti ad aiutare i coraggiosi giovani gestori e la loro bimba di appena pochi mesi.
Io e Marco, ci guardiamo d'intesa. Siamo senza parole, un pò ammirati, un pò stupiti dal coraggio e dalla loro scelta di vivere in un rifugio isolato da tutto e tutti.
Speriamo che l'estate sia più clemente e riservi loro tante soddisfazioni. Se lo meritano davvero.

0 commenti:

Posta un commento