Maurizio Biancarelli - Cavagrande del Cassibile, Sicilia

La luce dell'alba filtra tra grandi nuvole, Cavagrande del Cassibile
Una regione non puoi certo giudicarla dopo venti giorni scarsi di permanenza. Ma un’impressione la ricevi comunque. Mi ha colpito la generosità, delle persone e della terra. 
Una terra senza compromessi, dove il bello e il negativo di un Paese straripante di bellezza, ma afflitto da mali endemici insoluti da decenni sembrano concentrarsi. 
Rifiuti troppo spesso abbandonati, case che aspettano chissà da quanto di essere completate accanto a una natura prorompente, a colori squillanti, alla campagna verde e quieta, a profumi intensi. Origano, acetosella, rosmarino, salvia e tante altre piante aromatiche assorbono tutta l’energia del sole per restituirla sotto forma di fragranze che stordiscono. Al ritorno da ogni escursione gli scarponi si riempiono dello “sciauro” di tutto quello che hanno sfiorato o calpestato.

Alba su Cavagrande del Cassibile
Mi ha sorpreso la varietà dei paesaggi visitati: la prima tappa è stata Cavagrande del Cassibile, il canyon più profondo degli altipiani iblei, scavato dal flusso abbondante e limpido del fiume omonimo, un connubio di natura e testimonianze storiche scolpite nella imponente roccia calcarea della spettacolare Grotta dei Briganti, abitata da antiche popolazioni preistoriche e poi, in tempi non troppo lontani, dai briganti.
Ben visibile da lontano non è facilmente accessibile, nascosta com’è da sentieri scoscesi avvolti da una vegetazione legnosa, tenace, fornita di spine acute pronte a ghermire e strappare qualunque cosa passi nelle vicinanze. 


Con Gianluca nella Grotta dei briganti
Piuttosto impegnativo e difficile da raggiungere è anche il Fosso Calcagno, una serie di limpide pozze e marmitte, più attraenti dei ben noti “laghetti”, meta estiva di numerosi turisti in cerca di refrigerio dal caldo delle spiagge.
Cavagrande è un canyon profondo e il dislivello non è irrilevante quando devi portare uno zaino zeppo di attrezzatura, lo sa bene la mia caviglia che è ancora gonfia per uno stiramento dei tendini. 
La disponibilità di Gianluca, Fabio e Salvo è stata fondamentale per potermi muovere in questo ambiente, e raggiungere a colpo sicuro i diversi punti panoramici. Insieme hanno costituito l’associazione Cavagrande del Cassibile (www.cavagrandedelcassibile.it), volta alla salvaguardia e alla giusta promozione di questo angolo di natura siciliana; nel loro sito è possibile avere informazioni e prenotare escursioni guidate.

Giochi della corrente sul fiume Cassibile
Nel giugno del 2014 un incendio aveva distrutto un’area vasta e il paesaggio, mi raccontava Gianluca, era deprimente. A distanza di quasi un anno la natura ha curato le ferite e il verde ricopre di nuovo i pendii, anche se i segni dello scempio sono ancora visibili.
Ho passato una settimana dormendo col camper nella quiete solenne delle notti del Cassibile, interrotta solo dal sibilo del vento, scegliendo di volta in volta diversi punti strategici, muovendomi spesso su sentieri appena segnati dal passaggio delle capre, pieni di ciottoli. Ogni volta, dal fondo saliva il rumore attutito delle acque veloci del fiume, smeraldo puro incastonato nella roccia. 
Verso nord gli altipiani verdi, densi di vegetazione e, sullo sfondo lontano, la mole imponente del grande vulcano, ancora ammantato di neve. Ogni tanto, tra le nuvole, appariva l’ampio cono troneggiante dell'Etna, elemento distintivo del paesaggio di una ampia porzione dell’isola.

Luce temporalesca su Cavagrande
L’aquila del Bonelli era di casa qui e nidificava su pareti inaccessibili, ora è purtroppo estinta sin dagli anni ottanta del secolo scorso. Uccisione diretta per ottenere esemplari da imbalsamare (!) e disturbo durante la riproduzione sono state le cause principali.
Il falco pellegrino è nidificante, mentre incerta, anche se probabile, è la presenza del lanario. Il bellissimo colubro leopardino, pur raro, frequenta i pendii sassosi più appartati.
Tra le piante, da menzionare la presenza del platano nella fascia ripariale e quella di una interessante, rara felce a distribuzione tropicale e subtropicale, la Pteris vittata, oltre ad un buon numero di specie di orchidee e alla palma nana, endemica del Mediterraneo.

Gheppio in fase di atterraggio sulla falesia




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