Maurizio Biancarelli - Un giardino fiorito tra alte vette -Parco naturale Alpe Devero e Veglia, Piemonte

Un mare di nebbia ricopre la Val d'Ossola all'alba

giugno- luglio 2014

Arrivo a Devero dopo un viaggio di 600 km e mi accorgo subito che c’è qualcosa di diverso quassù. Devo lasciare il camper nel parcheggio e proseguire a piedi per raggiungere il paese, il traffico è interdetto e una sbarra che blocca l’unica strada di accesso non lascia adito a dubbi. Non è un problema, vorrà dire che nei prossimi giorni l’esercizio fisico sarà garantito.
Il tempo è perturbato, piove a tratti, sembra che l’estate alpina (e non solo alpina, per la verità) quest’anno non voglia regalare troppo sole. Pazienza, cercherò di sfruttare la luce diffusa e le atmosfere sospese del  tempo nebbioso, che altro fare?
Il paesino è molto bello, case restaurate per la maggior parte rispettando l’architettura originaria, in pietra locale con legno scuro.  Niente traffico e l’impressione è di genuinità, ben diversa da un certo stile esageratamente turistico. 
Anche qui non mancano guasti,  e progetti di ampliamento di impianti sciistici che certo produrrebbero un'alterazione pesante dell'ambiente montano, ma nel complesso il meglio prevale ancora.
Prima di venire ho contattato la direzione del parco, che si è dimostrata collaborativa. 
Il giorno seguente, entro nel bar all’inizio della salita che conduce al paese per un caffè e da lì telefono al direttore Ivano De Negri, che rende subito disponibile un rifugio all’Alpe Forno dove potrò sostare per un paio di notti, visto che le previsioni - piuttosto negative - parlano a breve di una finestra di bel tempo da sfruttare al volo.


Nuvole e nebbie sui boschi di Devero
Radames, la guida che dovrebbe accompagnarmi è però al momento impegnato e allora, parlando con Andrea, che gestisce il bar insieme a Monica, salta fuori che sarebbe disponibile lui ad accompagnarmi. Dopo una bella chiacchierata si è creata subito sintonia, Andrea sa ormai quanto basta del progetto e mi fa capire che per lui sarebbe un piacere salire insieme agli oltre 2000 metri dell’Alpe, un bel punto panoramico sulle più alte vette del parco, poste proprio ai confini con la Svizzera. 
Approfitto volentieri della buona sorte, Andrea è simpatico, in forma e conosce bene le sue montagne, ci accordiamo in fretta sull’orario: saliremo nel pomeriggio, per essere al rifugio prima di notte. 
Alle tre del pomeriggio partiamo. Finster, il labrador di Monica e Andrea, verrà con noi: è vivace e pieno d’energia, si vede che ha voglia di farsi una camminata. 
Quando partiamo c’è il sole, ma durante la salita ogni tanto arriva, improvviso,  qualche acquazzone. I rododendri sono in fiore, il loro profumo sa di buono, lo respiro a fondo mentre saliamo e ogni tanto chiedo ad Andrea di fermarsi per qualche foto. In alcuni tratti un vero e proprio giardino fiorito ci accoglie: la natura s’è messa il vestito della festa e lo mostra orgogliosa.


Rododendri e veratro bianco sulle rive di un torrente



Rododendri,  Codelago sullo sfondo
Quando arriviamo al rifugio fa freddo, siamo vicini al tramonto, Andrea mi saluta in fretta e imbocca la via del ritorno con Finster che lo segue da vicino. Non vuole arrivare al paese troppo tardi. 
Il rifugio è restaurato da poco, e per me è un vero Eden: posizione magnifica, c’è un letto confortevole, una stufa e il necessario per cucinare. Tiro fuori il sacco a pelo, accendo la stufa e mi preparo per la cena e la notte, ma prima decido di uscire per un giro di ricognizione, voglio sfruttare la luce del crepuscolo. C’è ancora molta neve intorno e cammino evitando i numerosi ruscelli gonfi d’acqua che costellano torbiere e vallette nivali creando sinuosi meandri tra la bassa vegetazione d’altitudine. Oltrepasso ponti di neve e avanzo cercando un buon punto di vista per il tramonto. 



Vorrei una bella foto con la teoria delle alte vette austere per dare un’idea del parco, ma posso solo immaginare, non conosco per niente il posto. Seguo l’istinto decidendo, mentre cammino, dove dirigermi. Qualcuno dice che è il paesaggio stesso che guida i tuoi passi mentre ti muovi in natura. Non so, forse è solo questione di esperienza e di sesto senso fatto sta che, quando la luce del tramonto è al culmine mi trovo su un poggio erboso difronte ad una piccola pozza dalla forma irregolare mentre nel cielo una nuvola solitaria si accende di un bel rosa carico. Sullo sfondo, nella luce tenue, cime possenti cariche di neve. Sono stanco per la salita e per il freddo, ma l’adrenalina adesso scorre e mi aiuta a trovare le energie. Non posso sprecare questa occasione e mi sposto veloce per assicurarmi la migliore posizione per la foto. Vorrei che la superficie immobile dell’acqua della pozza si riempisse del riflesso della bella nuvola in cielo. 

Quando torno alla baita è buio, ma un piacevole tepore mi accoglie. Cena frugale e poi a subito a nanna.
La mattina dopo salta la prevista uscita all’alba, il tempo è peggiorato: forti raffiche di vento durante la notte scuotono le imposte e la neve imbianca tutto. Durante la mattina migliora e la neve si scioglie al tepore del sole; guardando fuori dal finestrino, mi accorgo di essere circondato dalle marmotte. Escono dalle tane, prendono il sole, corrono, mentre le osservo divertito dall'interno, tentando qualche scatto senza troppa convinzione, per la verità. Ho voglia di godermi lo spettacolo e il silenzio.
Più tardi ricevo una telefonata da Radames, il guardaparco, che mi verrà a prendere l’indomani mattina per scendere insieme: il tempo è di nuovo in peggioramento. 
La mattina successiva mi alzo per l’alba e dopo una serie di foto alle vette riflesse nei laghetti d’alta quota, inizio la discesa in compagnia di Radames. Vedo nuovi posti e ascolto con attenzione la mia guida che sa tutto delle montagne dove è nato. Storia delle interazioni fra uomo e boschi, notizie sulla fauna e una passione condivisa per i lupi, sono alcuni degli argomenti che affrontiamo mentre godo del paesaggio e scatto alcune immagini. 
Uno degli aspetti più piacevoli del nostro progetto è proprio quello di conoscere persone competenti e appassionate, con le quali è facile entrare in sintonia e dalle quali ricevi informazioni impossibili da trovare altrove. Radames mi confessa anche la sua preoccupazione per i piccoli di gallo forcello: il tempo inclemente nel momento della schiusa  delle uova fa strage di pulcini e quest’anno non promette affatto bene. I censimenti indicano, per fortuna, popolazioni di adulti piuttosto numerose negli ultimi anni. Le ore passano veloci mentre scendiamo e chiacchieriamo e presto ci ritroviamo al bar di Andrea, dove ci rifocilliamo ben volentieri. 

Laghetti sull'Alpe Forno


Il colore incredibile del limpido laghetto delle streghe, Crampiolo

Molti sono i programmi per i giorni successivi: per esempio visitare il laghetto delle streghe a Crampiolo e il lago Nero sul Cazzola. Tempo permettendo, naturalmente.


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  1. complimenti per le bellissime foto dell' Alpe Devero, in particolare i colori dei rododendri e le acque sono spettacolari!

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