Maurizio Biancarelli - I Monti Sibillini, tra natura e mistero, Umbria e Marche - Parte terza



10-16 luglio 2014

La fioritura estiva nei campi coltivati attorno a Castelluccio è un tripudio di colori, un vero inno alla bellezza e alla biodiversità. Non è per me uno spettacolo nuovo e mentre cammino ai bordi delle distese fiorite rifletto e cerco di immaginare foto originali da scattare: da un nuovo punto di vista, con un’angolazione particolare o magari cercando di sfruttare una condizione atmosferica inusuale, visto il tempo che quest’anno si presenta così variabile.
Non sono solo, incontro ogni tanto altri fotografi. 
La “fiorita”, come sempre, mi conquista, e non riesco ad evitare di meravigliarmi di fronte a quel controluce che cade sul posto giusto, proprio in quell’angolo così colorato, a quello sfondo che sfuma gradevolmente, dando un senso di piacevole indefinito all’immagine, alla luce spot che crea chiaroscuri sulla tavolozza di colori sempre mutevoli del Piano Grande.
Stamattina i rondoni hanno deciso di sfrecciare, imprevedibili e fulminei, a raso di papaveri e fiordalisi a caccia di insetti, proprio davanti a me, nella zona che sto fotografando. 
Ali velocissime fendono l’aria con rumore secco. Gridi acuti e poi snelle sagome nere sfiorano sicure le distese dei campi, carichi di colore in controluce. Sono tutt’ attorno a me: risalgono, precipitano in picchiata, virano. Da sole, in coppia, in gruppo. Intreccio di voli, energia libera, trionfo di bellezza. Sono contagiato dalla loro frenesia, voglio riuscire a catturare  l’ impressione di questo momento, userò il tele, ho portato con me il 400 mm.


In questi giorni sta accadendo qualcosa di speciale: la troupe televisiva che lavora in collaborazione con il progetto L’Altroversante è qui ed ha iniziato a  riprendermi mentre sto completando la missione sui Sibillini. Marco Rossitti, il nostro regista, dirige le riprese dei due operatori, uno dei quali, Andrea, controlla il drone per le riprese aeree, mentre Bruno lavora con la telecamera a terra. 
Per me essere ripreso è una novità e la sensazione di essere osservato non è proprio il massimo per favorire la concentrazione necessaria a fotografare. Soprattutto il drone che ronza inquietante da ogni lato sollevando mulinelli d’aria sui fiori dei campi quando s’abbassa crea un certo disagio, ma accetto volentieri quanto sta accadendo. Abbiamo deciso che il nostro progetto sia multimediale e perciò le riprese video di backstage non possono mancare e servono ad arricchire l’offerta e il messaggio veicolato dalle fotografie, che restano il canale comunicativo più importante del progetto.
Andiamo avanti così, alzandoci molto presto la mattina, spostandoci nei vari punti a seconda delle condizioni atmosferiche, cercando di prevedere le migliori possibilità allo scopo di sfruttare al meglio ogni buona occasione per le riprese.
Il tempo è variabile, tendente al perturbato, non manca la pioggia, ma in compenso nuvole imponenti appaiono in cielo regalandoci ogni tanto spettacoli di grande suggestione.





Domani è l’ultimo giorno di permanenza della troupe, le previsioni parlano di condizioni più stabili ed allora suggerisco di spostarci dal Piano Grande verso le vette per documentare un aspetto diverso, non certo secondario, del paesaggio montuoso del parco nazionale. Perciò sveglia alle due di notte, veloce colazione e poi via, verso gli oltre 2000 metri di un bel punto panoramico. L’accordo è che sarò io a svegliarmi e che si partirà solo se le condizioni atmosferiche lo consentiranno. 
Alle due il cielo è stellato, un leggero strato di nebbia aleggia sul Piano Grande. In breve tempo, ci ritroviamo tutti a consumare in piedi una rapida colazione, preparata la sera precedente, nell’ingresso dell’agriturismo. Volti assonnati, poche parole, ma dopo pochi minuti siamo pronti per la partenza.
La salita notturna inizia intorno alle tre, è dura ma si svolge senza problemi. Temevamo i cani di un pastore lungo il sentiero ma l'incontro non c'è stato, il gregge non è ancora salito in quota. 
Quando alla fine arriviamo in cima abbiamo rispettato i tempi, anzi siamo anche un po' in anticipo. 
Sudati per lo sforzo, vorremmo cambiare gli indumenti zuppi ma è non è facile. Tira un vento vivace e teso da est e fa veramente freddo, la neve residua è dura sotto gli scarponi. Qualche coraggioso sfida le intemperie rimanendo a torso nudo per  il tempo (interminabile) necessario ad indossare le magliette asciutte, io rinuncio. 
Imbacuccati alla meglio in attesa dell’alba, cerchiamo di trovare un riparo che ci protegga almeno un po' dalle raffiche. Il tempo passa in fretta e lo spettacolo che di lì a poco si svolge sotto i nostri occhi ci rapisce e ripaga alla grande del sonno mancato e della fatica della salita.





Le nubi basse e compatte che prima coprivano immobili tutto il versante marchigiano, ora si stanno alzando e, sospinte dal vento forte, cominciano ad infilarsi, leggere e impalpabili, nei valichi e sulle creste seguendo i sentieri capricciosi e imprevedibili delle correnti.




Nel frattempo la luce dell’alba inizia a rosseggiare sopra  il soffice  strato in caotico movimento, creando un bel contrasto tra i colori caldi e la tinta azzurrina delle nuvole. 
Ci scambiamo commenti entusiasti, non potevamo aspettarci di più: la forza creativa della natura ha deciso di mostrarsi con uno dei suoi volti più impressionanti, in grado di trasformare radicalmente il paesaggio in un battibaleno e noi siamo spettatori privilegiati. 
Scatto con la trepidazione dei momenti migliori, attento a piazzare bene il treppiede per resistere alla forza del vento e ad eliminare la condensa che sempre più tende ad accumularsi su filtri e obiettivi. Il freddo si fa sentire e sto perdendo sensibilità alle dita, ho commesso l’errore di dimenticare i guanti!
Mentre scatto avverto appena la presenza di Bruno, il video-operatore, che mi riprende da lontano, concentrato come sono sulle foto. 




Dopo un’ora e mezza di permanenza in quota e qualche foto finale di gruppo con volti sorridenti torniamo a valle, portandoci dentro la bella esperienza vissuta insieme.
Le nuvole hanno ormai definitivamente conquistato anche la nostra vetta, cancellando completamente  il paesaggio.