21
Marzo 2014. Abbandonando il versante occidentale dei Monti della
Tolfa, fatto di dolci colline e pascoli arborati che degradano verso
il Tirreno, ci si addentra nel Viterbese, mondo di forre, macchie
impenetrabili, antichi fiumi e tufo. Un mondo etrusco.
Oggi
non sono solo. Ad accompagnarmi il mio buon amico, nonché fantastico
artista ed illustratore naturalistico, Marco Preziosi. Sono contento
di andare insieme, anche perché dopo la giornata di ieri sul campo e
una cena tra amici ho dormito pochissimo e ho paura di addormentarmi
alla guida! L'appuntamento è per le 04.15 in zona Alberone, a Roma.
Marco è già pronto, sale in macchina e partiamo in direzione
Civitavecchia. Sosta in autogrill e doppio caffé sono d'obbligo.
Inizia ad albeggiare quando noi siamo giù su una stradina secondaria vicino Monte Romano. Il cielo è molto velato, l'alba quantomai spenta e si preannuncia una giornata umida: non certo il massimo per la fotografia di paesaggio... Ma non mi perdo d'animo: la prima tappa è il ponte di Luni sul fiume Mignone. Imbocchiamo la lunga strada a tratti sterrata che segue una ferrovia abbandonata. Si passa accanto a stazioncine diroccate e mai usate e anche nei tunnel dove sarebbero dovuti essere i binari: sembra il set di un film. Arrivati all'orrendo e inutile ponte di acciaio che sovrasta le acque blu-verdi del Mignone mi rendo conto che le fioriture che sto cercando sono ancora molto indietro. L'albero di Giuda, dai fiori rosso porpora, infatti ha appena iniziato a fiorire. Nonostante il cielo velato, la luce è bellissima e avvolge morbidamente le piante. I colori della macchia mediterranea, di solito piuttosto accesi diventano quasi pastello. Inizio a scattare. Io e Marco chiacchieriamo, pian piano mi passa la stanchezza. Di tanto in tanto, getto un'occhiata al cielo: da qualche anno, infatti, da queste parti è tornata la rara cicogna nera e vederla volteggiare su questa silenziosa valle non mi dispiacerebbe proprio. Ma non è in cielo che si muove qualcosa, bensì notiamo un movimento appena accanto all'auto. Curiosi, tiriamo fuori i binocoli (io l'ho sempre con me, anche se vado a fotografare paesaggi...) e esploriamo la parete di tufo accanto alla strada: niente. Ancora due minuti e accade l'incredibile: una bellissima martora mi guarda dritta nelle lenti e con una velocità pazzesca praticamente vola sulle rocce, in barba alla gravità. Sembra Keanu Reeves nel film Matrix...
Rinfrancati da questa memorabile osservazione, ci addentriamo in una forra laterale, per cercare di ritrarre questo aspetto così tipico del versante orientale dei Monti della Tolfa. Superiamo diversi cancelli di legno, collocati a protezione del bestiame, ma la vista si nega. La luce è forte, la vegetazione fitta e decidiamo di optare per un altro caffé, stavolta a Blera.
Raggiunto
il piccolo centro, visto l'orario e la necessità di puntare ad un
sito migliore per il tramonto, ho un'idea: chiamo l'amico Roberto
Gildi, ornitologo e libraio d.o.c., che, da qualche anno ha
abbandonato la Capitale per vivere a Vetralla, comune poco lontano da
dove ci troviamo. E' un attimo: Roberto è contento di rivederci e
così lo andiamo a visitare in libreria. Come un'enciclopedia
vivente, ci confida un paio di scorci “meritevoli”, che non
possiamo lasciarci sfuggire. Un pezzo di pizza ciascuno e ci
spostiamo a Barbarano, sulla spettacolare forra tufacea. La pizza è
condita dallo spettacolo della valle e dei colori delle pareti e
delle prime foglioline sugli alberi decidui. Scopriamo anche a
distanza un nido di falco pellegrino, che fa di tutto per farsi
notare. Marco tira fuori taccuino, matite e acquarelli e comincia a
disegnare. Sono estasiato da come in pochi tratti egli riesca a
rappresentare perfettamente quello che abbiamo davanti. Colori e
pattern coincidono con le mie foto, ma il suo schizzo ha in sé molta
più immediatezza. Con un po' d'invidia, metto un attimo via la
reflex e guardo come lavora. Piano piano sento scendere le palpebre:
le poche ore di sonno chiedono vendetta.
Sono
quasi le cinque quando riesco a rimettermi in moto. La meta sono le
colline di Monte Romano che si affacciano sul Mignone. Ancora per
strada mi rendo conto che uno strato di nuvole sta nascondendo il
sole e che non sarà un grande tramonto. La strada si fa sempre più
stretta e tortuosa. Apriamo e chiudiamo un'infinità di cancelli di
legno. Alla fine, non ci sono più né auto, né persone, né vacche
attorno a noi: siamo soli e apparentemente nel mezzo del nulla. Le
colline più alte sembrano spennellate di magenta e il vento scuote
gli asfodeli fluorescenti nella luce incerta del crepuscolo. Scatto
alcune foto ma so già che i risultati non saranno soddisfacenti. Il
tempo di mettere via tutto, che ci accorgiamo di una volpe che ci
osserva tra le piante fiorite. E' quasi buio, ma ci provo lo stesso.
300 millimetri a mano libera, diaframma a f/2,8 e stabilizzatore, ISO
astronomici sulla reflex. La seguo. La volpe mi ignora, tutta assorta
a cacciare piccoli coleotteri nel prato. Nonostante i tempi di scatto
proibitivi continuo a scattare; l'autofocus mi abbandona. Alla fine,
quando ci si vede appena, la volpe scende lungo un pendio e si
allontana. Di quasi cento immagini se ne salvano appena due. Ma
gustiamo a lungo i colori e la serenità di quella serata, che
resistono anche dopo esserci immessi nel traffico serale del Raccordo
Anulare...
Ciao Bruno molto belli gli articoli, non sarebbe interessante mettere on line qualche cartina dei posti che visitate ?
RispondiEliminaSandro Segneri
Buonasera Sandro, ti rispondo io al posto di Bruno...spero non ti dispiaccia :)
EliminaSul sito (magari non sulla primissima versione che pubblicheremo) ci sarà la possibilità di visitare virtualmente i posti che visiteremo grazie alle mappe Google.
Un caro saluto!