La luce rosa dell'alba si riflette all'interno di una cavità rocciosa |
Vista la relativa vicinanza, ho pensato di fare prima qualche sopralluogo per avere un’idea della zona e poi di raggiungerlo nelle giornate con le condizioni atmosferiche più promettenti.
Erba vetriola Parietaria officinalis all'ingresso di una grotta |
Con la carta e le informazioni ricevute con piacere presso il centro visite dallo stesso direttore del parco Massimiliano Scotti, che si è subito interessato ed ha molto apprezzato il progetto, vado verso il Foro degli Occhialoni e la grotta di Mezzogiorno.
Il sentiero è piacevole ed io sono euforico e curioso.
In poco più di mezz’ora sono sul posto: grotte, cavità, sculture di varia foggia nel possente calcare candido. L’erosione ha creato un mondo tormentato, sorprendente e ricco, che culmina nelle famose, spettacolari grotte di Frasassi ben note a migliaia di turisti.
Ma le meraviglie carsiche sono dislocate un pò dovunque e scoprirle lontano dalla folla ha un sapore diverso, almeno per me.
In poco più di mezz’ora sono sul posto: grotte, cavità, sculture di varia foggia nel possente calcare candido. L’erosione ha creato un mondo tormentato, sorprendente e ricco, che culmina nelle famose, spettacolari grotte di Frasassi ben note a migliaia di turisti.
Ma le meraviglie carsiche sono dislocate un pò dovunque e scoprirle lontano dalla folla ha un sapore diverso, almeno per me.
Mi colpisce, vicino all’ingresso di una delle grotte la presenza di erba vetriola Parietaria officinalis. Non è certo una rarità, anzi e’ una specie diffusa in ambienti ombrosi e ricchi di azoto, ma qui i piccoli cespugli sono disposti in belle file regolari lungo le ondulazioni del terreno, ed è verdissima vista in controluce.
Decido subito che vale la pena di fare qualche scatto e, alla fine, passo parecchio tempo a cercare il giusto punto di ripresa.
Decido subito che vale la pena di fare qualche scatto e, alla fine, passo parecchio tempo a cercare il giusto punto di ripresa.
Mentre torno indietro rifletto sulle potenzialità del luogo, che mi ha affascinato e decido di tornare una mattina molto presto per sfruttare la prima luce dell’alba.
21 marzo 2014
La sveglia suona alle quattro di mattina. Ho dormito nel camper a Pierosara, un bel sonno lungo favorito da un silenzio divino, ma prima di partire voglio dare un’occhiata al cielo. Mezzo addormentato sollevo l’oblò: una zaffata di aria fresca e un meraviglioso cielo stellato mi accolgono. E’ proprio quello che aspettavo. Chiudo veloce l’oblò, salto giù dal letto e, dopo una bella colazione, sono sul sentiero ancora avvolto dall’oscurità della notte. Forse è troppo presto, ma non fa niente, proverò qualche scatto notturno.
Quando arrivo in effetti è ancora buio e ne approfitto per qualche foto al cielo stellato dall’ingresso di una grotta. Non appena inizia a schiarire mi sposto, anzi mi arrampico verso una bella cavità, liscia e regolare, che avevo notato la volta precedente e dalla quale spero di tirare fuori qualcosa di buono. E’ più in alto, incassata su una parete rocciosa piuttosto levigata. Vado su lento, cerco di non sbilanciarmi per il peso dello zaino ed evito accuratamente le insidiose parti bagnate e scivolose, che per fortuna si distinguono perché più scure di quelle asciutte.
Il tempo è perfetto, al di là delle aspettative. L'aria è tersa e sulla valle aleggia uno spesso strato di nebbia che rappresenta una vera e propria ciliegina sulla torta.
Mi sento fortunato, faccio molti scatti muovendomi nello spazio angusto della cavità, è difficile anche riuscire a sistemare bene il treppiede, ma cerco di approfittare della buona sorte e i risultati che appaiono nel monitor sembrano subito buoni.
Uno sguardo inquietante. Cavità nella roccia calcarea |
21 marzo 2014
Quando arrivo in effetti è ancora buio e ne approfitto per qualche foto al cielo stellato dall’ingresso di una grotta. Non appena inizia a schiarire mi sposto, anzi mi arrampico verso una bella cavità, liscia e regolare, che avevo notato la volta precedente e dalla quale spero di tirare fuori qualcosa di buono. E’ più in alto, incassata su una parete rocciosa piuttosto levigata. Vado su lento, cerco di non sbilanciarmi per il peso dello zaino ed evito accuratamente le insidiose parti bagnate e scivolose, che per fortuna si distinguono perché più scure di quelle asciutte.
Il tempo è perfetto, al di là delle aspettative. L'aria è tersa e sulla valle aleggia uno spesso strato di nebbia che rappresenta una vera e propria ciliegina sulla torta.
Mi sento fortunato, faccio molti scatti muovendomi nello spazio angusto della cavità, è difficile anche riuscire a sistemare bene il treppiede, ma cerco di approfittare della buona sorte e i risultati che appaiono nel monitor sembrano subito buoni.
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