Rujoch, Kreuzspitz,
Fregasoga, Sasso Rotto, Slimberg… tanti, troppi nomi, sì evocativi ma che
si affollano rapidamente nella mia testa man mano che essi vengono
snocciolati dalla mia guida, il grande Daniele Lira, fotografo e
alpinista trentino. Ho già paura di dimenticarli mentre questi mi
indica con la mano le cime che coronano un paesaggio incantato. Le
montagne sono già azzurre di neve, in contrasto con il giallo-oro
dei larici. Più in basso, sui versanti boscati delle valli, anche i
colori vivaci dei sorbi, castagni e ciliegi portano i vessilli
dell’autunno, tradendo il verde austero dei pecci. Qua e là radure
verdissime circondano masi e malghe di montagne. Un’armonia di luci
e colori di rara bellezza. Siamo sull’uscio della Malga Pez e
davanti a noi si apre la splendida Valle dei Mocheni, terra incognita
di una comunità alloglotta che parla una lingua di origini
germaniche e conserva tradizioni e folklore unici ed antichissimi.
Con noi anche Marco Rossitti, il regista de L’Altro Versante TV ed
il cine-operatore Giulio Squarci. Anche se un'aria nebbiosa permea la
valle, le previsioni meteo sono ottimistiche e non vediamo l'ora di
esplorare i dintorni.
Dopo la missione
primaverile, noi di AV siamo infatti voluti tornare nel massiccio del
Lagorai, stavolta in veste autunnale, per scoprirne la porzione
occidentale a partire dai dintorni di Baselga di Piné. Obiettivi di
questa nuova missione trentina l'Altopiano di Piné, la Valle dei
Mocheni, appunto, e le piramidi di terra di Segonzano. Anche questa
volta siamo ospiti di Trentino Marketing e dell'APT di Baselga di
Piné.
Le piramidi di terra di
Segonzano sono degli improbabili funghi di argilla. Colonne di terra
che emergono dal bosco. Come sottili funghi sbeffeggiano la gravità
trattenendo dei grossi massi in cima. Sembrano di origine
extraterrestri ma non sono stati gli alieni a crearle. I ghiacciai,
ritirandosi infatti hanno lasciato dietro di se abbondanti depositi
morenici. Questi, in seguito, erosi dall'acqua e dalle intemperie
hanno dato vita a queste strutture bizzare all'apparenza fragili, in
constante deterioramento. Non è facile fotografare le piramidi di
terra. Sporgendosi dai parapetti del percorso turistico si rischia
davvero di brutto, camminando sui bordi franosi. Mentre rimanendo
indietro si perdono le dimensioni delle piramidi. Difficile decidersi... La soluzione viene
da Daniele che, esperta guida alpina, si offre di assicurarmi con delle corde
permettendomi di muovermi con maggiore serenità per effettuare gli
scatti. E la prospettiva del picchio muraiolo porta parecchi vantaggi.
Dopo le immagini a “bassa
quota” decidiamo di onorare le cime di queste montagne e salire
sopra i 2,000 metri. Saliremo al tramonto al lago Erdemolo, per
fotografare la catena del Sasso Rotto e l'alta valle dei Mocheni.
Mentre, l'indomani entreremo nella misteriosa Val Mattio, al cospetto
del Kreuzspitz.
Il cammino per il lago
Erdemolo è dolce e si svolge nella cornice straordinaria del
lariceto autunnale. I colori vanno dal verde chiaro al rosso spento,
passando per tutte le tonalità immaginabili di oro. Mi piace come
gli alberi staccano contro il blu dei versanti innevati e ormai in
ombra. Dopo due ore di sudato cammino, finalmente siamo in cresta.
Davanti a noi splendida la catena del Brenta e tanti altri massicci
montuosi. Mi concentro sul di un larice secolare cresciuto
abbarbicato su delle rocce e aspetto che il sole vi tramonti dietro.
Cerco di dare giustizia a questo monumento della natura, scattando centinaia di immagini che mi appaiono ieratiche ed evocative. Siamo fortunati perché c'è ancora
tanta luce sia diretta che in controluce. L'ultima mezz'ora del
giorno è la più intensa, come sempre, e rapidamente accumuliamo
tante immagini nelle schede di memoria. In particolare, ricordo bellissimi colori vermigli su Monte
Baldo e il Bondone a distanza, nonché i larici sotto di noi che si accendono di "luce propria".
L'indomani siamo diretti
alla val Mattio, accessibile dopo una lunga sterrata in auto. Risaliamo a piedi al cospetto del monte Fregasoga già illuminato mentre incrociamo tante tracce di animali impresse sulla neve. Queste tradiscono un intenso
“traffico” notturno di lepri, caprioli, volpi, martore. Fa freddo e l'erba è ben ricoperta di
brina, mentre i ruscelli hanno le rive gelate.
Fa piacere uscire dalla volta degli alberi e scaldarsi al sole. La testata della valle
Mattio sotto il Kreuzspitz o Monte Croce in questa mattina limpida
ricorda i paesaggi dell’ovest americano. Scene tratte da film come
“Corvo Rosso non avrai il mio scalpo" con Robert Redford, o qualcosa di John Ford. Mi piacerebbe avere una capanna e un camino acceso dove trascorrere l'inverno in solitudine, immerso tra libri e odore di abeti. C'è grande silenzio nella valle, interrotto a tratti dai versi rauchi delle nocciolaie e quelli metallici delle cince bigie alpestri.
Ancora una volta si ritorna a casa con la sensazione di aver visto troppo poco di questa terra straordinaria. Forte è il desiderio di tornare ancora, ma ci sono così tante missioni da svolgere per questo progetto! Forse per completare davvero l'Altro Versante non basterebbero due vite, altro che tre anni!
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