Bruno D'Amicis - Alla scoperta del vulcano addormentato: il Montiferru, Sardegna


Dal lato interno, la zona d'altronde ha un aspetto semi-desertico e in alcuni punti incendi e pascolo non hanno lasciato molta vegetazione. Qui sono stati effettuati abbondanti rimboschimenti con conifere improbabili a ricoprire quello che un tempo doveva ospitare la vegetazione originaria. Se però ci si dimentica di stradine, antenne e pinete il paesaggio è grandioso e selvaggio. Nonostante la fauna sia ancora abbastanza ricca, con martore, cervi, mufloni e falchi pellegrini, vien facile immaginare un tempo quando non mancavano voli di grifoni sulle falesie e avvoltoi monaci costruire il loro nido enorme sui lecci centenari.

Giuliano sale sulla mia auto e ci inoltriamo su una sterrata dal fondo piuttosto sconnesso, che ci porterà in una delle zone dove ho già individuato alcune inquadrature interessanti e dove voglio attendere di nuovo la fortuna. Insieme abbiamo girato già diverse località del massiccio: Michele Rundine ci aveva fornito una lista lunga e commossa dei luoghi da non perdere assolutamente. Ci sarebbero volute non una ma tre, quattro missioni per dare giustizia a così tanti posti meravigliosi. Dalle cascate di Sos Molinos al bosco di agrifogli di Silbanis. La veduta dalla Madonnina di Su Monte 'e s'ozzu e ancora lo sguardo che dalla cima di Monte Entu spazia sul mare sino a Capo Marargiu: che meraviglia! Ho anche avuto la fortuna di essere accompagnato da un'altra guida d'eccezione, il caro Gabriele Pinna, ornitologo e ambientalista oristanese della prima ora, con cui ho esplorato il versante meridionale del Montiferru. Con lui avrei voluto passare più tempo sul monte di Seneghe, percorrendo sentieri dimenticati per perdermi nei suoi boschi di leccio o tra le sughere secolari. Ogni giorno, avrei voluto attendere l’arrivo della sera nei pascoli alle falde delle montagne sperando di udire il richiamo d'amore delle ultime galline prataiole del nostro paese e, magari, ammirarne le parate nuziali. Ma anche se a noi tre fotografi de "L'Altro Versante" piace lavorare con lentezza, da "slow photography", il tempo è sempre tiranno.
Anche stasera il maltempo non sembra darci tregua. Dopo una breve, promettente schiarita, è tornata la nebbia e il Montiferru, con la sua cima più alta, il Monte Urtigu è di nuovo inghiottito nel suo mistero. La speranza di riuscire a scattare qualche buona fotografia svanisce rapidamente. Mi consolano dei simpatici venturoni con il loro verso a trombetta e una coppia di corvi imperiali incuriositi da queste due rare figure umane nel paesaggio desolato. Lentamente ripieghiamo verso l'auto e verso le nostre dimore. Pazienza, dovrò tornare ancora sul Montiferru perché sono ansioso di vedere finalmente il sole baciare finalmente questo bizzoso vulcano addormentato!